top of page

Francesca: quando l’hikikomori entra nella famiglia divisa

  • Immagine del redattore: Avvocati Empatici
    Avvocati Empatici
  • 15 mag
  • Tempo di lettura: 3 min

L'importanza del dialogo genitoriale quando i figli hanno particolari disagi


ree

Francesca mi racconta che quando Matteo aveva cinque anni, si separa da suo marito e padre del suo bimbo.

Una scelta dolorosa ma inevitabile, come tante che si consumano nelle famiglie. All'epoca Francesca pensava che la separazione sarebbe stata la prova più difficile della sua vita da genitore.

Non poteva immaginare che, dodici anni dopo, si sarebbe trovata ad affrontare una sfida ancora più complessa: il figlio, ormai adolescente, era diventato un hikikomori.

Francesca mi racconta che era iniziato tutto gradualmente. Prima il calo del rendimento scolastico, poi il progressivo abbandono delle attività sportive, infine il rifiuto di uscire con gli amici. Matteo trascorreva sempre più tempo chiuso nella sua stanza, davanti al computer, comunicando con il mondo esterno solo attraverso lo schermo. All'inizio aveva pensato fosse una fase, uno dei tanti momenti difficili dell'adolescenza.

Ma quando ha iniziato a saltare la scuola, a invertire il ritmo sonno-veglia e a rifiutare qualsiasi interazione sociale, ha capito che non si trattava di una semplice ribellione adolescenziale. Il figlio stava scivolando in quella condizione che in Giappone chiamano "hikikomori": un ritiro sociale acuto, un isolamento volontario dal mondo.

Francesca a questo punto, contatta Marco, il suo ex marito, per condividere le sue preoccupazioni ma la sua prima reazione di Marco è stata di negazione.

"È solo pigro, devi essere più severa", le disse al telefono. "Tutti gli adolescenti passano più tempo davanti al computer, è normale".

Questa risposta la fece sentire ancora più sola. Come madre, viveva quotidianamente con il dolore di vedere il figlio chiudersi sempre più in se stesso. Marco, che vedeva Matteo solo nei weekend (quando ancora accettava di incontrarlo), non percepiva la gravità della situazione.

La distanza emotiva tra gli ex coniugi, mai completamente risolta dopo la separazione, sembrava ora trasformarsi in un ostacolo insormontabile proprio quando Matteo aveva più bisogno di loro uniti.

La svolta è arrivata quando Francesca decide di registrare un video della giornata tipo di Matteo, con il suo consenso e mostra a Marco la registrazione.

Davanti a quelle immagini, qualcosa in Marco cambia e Francesca vede nei suoi occhi lo stesso terrore che provava lei da mesi.

Da quel momento, cercano insieme un aiuto professionale ed entrano in contatto con uno psicoterapeuta specializzato.

Successivamente, si rivolgono al mio Studio per  affrontare  le loro responsabilità legali come genitori separati. Nonostante la collocazione principale di Matteo fosse in capo a Francesca, entrambi i genitori condividono la responsabilità genitoriale. Questo significa che le decisioni importanti sulla salute di Matteo dovevano essere prese congiuntamente.

Abbiamo pertanto provveduto a rivedere gli accordi di separazione per adattarli alla nuova situazione, per adattarli alle nuove esigenze di Matteo esplorando anche la possibilità di assistenza per le terapie necessarie oltre a comprendere la necessità di richiedere supporto scolastico e piani di studio personalizzati.

Oggi, a distanza di molti mesi dall'inizio del percorso terapeutico, Matteo sta facendo piccoli ma significativi progressi. Ha accettato di partecipare a una terapia online, che rappresenta un compromesso accettabile tra il suo bisogno di sicurezza e la necessità di aiuto professionale.

Marco e Francesca hanno stabilito un nuovo equilibrio nella loro genitorialità. Si sentono regolarmente per aggiornarsi sullo stato di Matteo e partecipano insieme agli incontri con i professionisti che lo seguono. 

Quando Matteo ha iniziato a mostrare interesse per la fotografia digitale, Marco ha colto l'occasione per stabilire una nuova connessione con lui. Non pressandolo per uscire, ma proponendogli progetti che potevano essere realizzati anche da casa.

Questa esperienza insegna che non esistono ricette preconfezionate per affrontare situazioni così complesse. Ogni famiglia deve trovare il proprio percorso ed è di fondamentale importanza non isolarsi ma parlarne con professionisti specializzati che potranno fare la differenze nel prendere decisioni più consapevoli.


 
 
 

Commenti

Valutazione 0 stelle su 5.
Non ci sono ancora valutazioni

Aggiungi una valutazione
bottom of page