Lucia: genitori si diventa
- Avvocati Empatici
- 21 mag
- Tempo di lettura: 4 min
Genitori non si nasce, si impara ad esserlo non per forza da soli

Lucia ha dieci anni, come è grande per la sua età: una vera signorina, ha le trecce lunghe e due mollette rosse, jeans larghi e scarpe da ginnastica bianche con la zeppa, ma la maglia è quella di Stitch, insomma stile preadolescente classico, un po’ bambina un po’ ragazzina.
Marta, la mamma, è una donna semplice e intelligente; si è separata quattro anni prima dal marito e per Lucia non è stato facile.
La separazione, anche se consensuale è piena di ricatti e compromessi, Marta non vuole un avvocato e cerca sempre di trovare un punto di incontro ma spesso sente di soccombere, ed è convinta che questo non aiuti neanche Lucia, vuole insegnarle che si possono ottenere le cose anche senza guerra ma sente che lei la sua la sta perdendo. Marta però vuole aiuto per Lucia.
In presenza della mamma, parlo con Lucia e sembra molto contenta di avere uno spazio suo dove poter raccontare tutto quello che sta succedendo, specie con Paola, la sua compagna di classe che le fa gli scherzi.
Paola si finge sua amica, ma poi le sparla dietro, Jekyll le ha detto che Paola dice a tutti che lei non sa mantenere i segreti, ma non è vero, Lucia è bravissima a tenere i segreti … e guarda la mamma e ride.
Sono curiosa, ci diamo appuntamento alla settimana successiva.
Quel giorno però Marta arriva sola, è spettinata e con il fiatone, un velo tristissimo sugli occhi e sulla porta si scusa, mortificata, ma non ha potuto portare Lucia perché il padre non le dà il consenso.
Così invito Marta ad accomodarsi comunque e lei comincia a raccontarmi: è un fiume in piena, parla solo di Lucia, che non riesce a creare buone amicizie perché è gelosa ed esclusiva, che si isola perché non si sente all’altezza degli altri e così facendo poi davvero appare meno brava degli altri, che si sente grassa e brutta e il dover mettere l’apparecchio la fa sentire sbagliata anche nel corpo ….
Ma la disperazione di Marta si accende quando deve raccontarmi perché il padre non firma, perché non vuole che qualcuno incasini la mente di sua figlia, che tanto è una bambina e deve imparare a cavarsi fuori da sola e poi “se no, noi genitori che ci stiamo a fare, già deleghiamo tutto alla scuola e allo sport, almeno vuoi fare la madre o ti sei stufata anche di quello come di me?!”
Mi è parso subito evidente che anche Marta fosse molto in difficoltà e che la separazione stesse provando anche lei, ma il suo focus era su Lucia.
Così le ho proposto di lavorare con Lucia, attraverso di lei, se non potevo parlare e supportare io Lucia, poteva farlo lei con il mio aiuto. Ma prima dovevamo trovare un modo di comunicarlo a Lucia, senza attaccare la figura paterna né farla sentire abbandonata o svalutata nei suoi “problemi”.
Abbiamo concordato con Marta di spiegare a Lucia che eravamo (sia io che lei) d’accordo con il papà circa il fatto che stesse affrontando un anno impegnativo: la quinta è un anno di scelte ma anche di presentazione al nuovo ciclo scolastico; a livello sportivo iniziavano le gare di squadra ed era importante concentrarsi e poi c’era la cresima e il saggio di chitarra.
Quindi mamma si impegnava a esserle accanto e condividere lei con me un percorso per fortificarsi ed esserle da spalla in maniera più forte e consapevole.
Con stupore di Marta, Lucia è quasi sollevata dalla cosa e subito corre a raccontarlo al papà.
È stato importante per Lucia sapere che non sarebbe stata un’altra fonte di tensione tra i suoi genitori, ma che allo stesso modo la mamma le sarebbe stata vicino ma che anche vicino alla mamma ora c’era qualcuno.
Abbiamo lavorato per una quindicina di incontri prima della pausa estiva, e al termine del percorso le ho chiesto come fosse andata. “Chiara, grazie alle tue indicazioni Lucia ha affrontato tutto con coraggio e partiamo per le vacanze serene”.
Ho chiesto a Marta quale tra le mie indicazioni avesse ritenuto più efficace … silenzio… l’ho vista quasi entrare nel panico e così ho riso, e lei con me.
Non le ho mai dato indicazioni, la domanda era sempre la stessa “tu cosa le avresti detto se non fossi venuta da me?” e da li partiva la seduta.
Oggi Lucia fa la seconda media, il papà, grazie anche alla mediazione dell’avvocato, ha firmato il consenso e così viene da me all’occorrenza.
Sta facendo il suo percorso per digerire una separazione non facile, ma anche per gestirsi nella sua vita da adolescente senza usare la mamma come pungiball.
Vi ho raccontato questa storia, che è meno avvincente forse di altre, perché ci permette di mettere a fuoco due cose importanti: primo, il consenso dei genitori è necessario ma l’assenza non deve portare alla resa.
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