Marco ed Elisa: affidamento condiviso e conflitti familiari, una strada verso il benessere dei figli
- Avvocati Empatici

- 22 mag
- Tempo di lettura: 3 min
Quando anche il conflitto deve diventare un’opportunità
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Marco ed Elisa sono genitori di due figli ancora molto piccoli (otto e sei anni), ma alle prese con un divorzio particolarmente conflittuale.
Le accuse reciproche – da un lato Marco sostiene che Elisa non rispetti i tempi di visita, dall'altro Elisa ritiene che Marco non si occupi adeguatamente dei figli durante i suoi turni – rendono evidente come il conflitto tra i genitori possa mettere a rischio il benessere dei minori coinvolti.
Questa situazione solleva una domanda centrale: come tutelare i diritti e gli interessi dei figli in un contesto di alta conflittualità tra genitori?
In casi come questi ci viene in aiuto il principio di affidamento condiviso del nostro ordinamento giuridico.
Tuttavia, questa formula non è una semplice spartizione dei tempi di visita; è un modello che richiede cooperazione, dialogo e la capacità di anteporre il bene dei figli al proprio risentimento personale.
Quando il conflitto tra i genitori diventa insostenibile, è necessario introdurre misure per gestirlo e minimizzarne l'impatto sui minori.
Nel caso di Marco ed Elisa, vista l’impossibilità di un dialogo fra i genitori, si è ritenuto opportuno presentare un ricorso al Tribunale competente e il giudice ha optato per un percorso di mediazione familiare obbligatoria. Questo strumento, sempre più utilizzato nei procedimenti di separazione e/o divorzio, consente ai genitori di affrontare le proprie divergenze in un ambiente neutrale, guidati da un professionista esperto.
La mediazione non serve a stabilire chi abbia ragione o torto.
Il suo obiettivo è aiutare i genitori a costruire una comunicazione più efficace e a trovare accordi condivisi, con l'unico scopo di proteggere il benessere dei figli. Per quanto difficile possa sembrare in situazioni di alta conflittualità, la mediazione offre una possibilità concreta di trasformare il conflitto in una collaborazione costruttiva.
Inoltre, in questo caso specifico, il Tribunale si è spinto anche oltre; difatti il giudice ha disposto la nomina di un supervisore incaricato di monitorare il rispetto degli accordi presi. Questa figura, spesso un assistente sociale, ha il compito di verificare che entrambi i genitori rispettino i tempi di visita e gli obblighi nei confronti dei figli.
Il supervisore non è un giudice né un controllore, ma una figura di supporto che aiuta i genitori a mantenere un comportamento rispettoso e coerente con gli accordi stabiliti. La sua presenza può essere particolarmente utile nei primi mesi, quando le tensioni possono essere più acute.
È fondamentale ricordare che, in ogni separazione, i veri protagonisti sono i figli.
La legge italiana pone il loro interesse al centro di ogni decisione. Questo principio si traduce nella necessità di preservare la serenità dei minori e il loro rapporto con entrambi i genitori.
Per Marco ed Elisa, il cammino verso una genitorialità condivisa e serena è stato sicuramente lungo e impegnativo. Tuttavia, il percorso di mediazione e il supporto del supervisore hanno rappresentato strumenti preziosi per ridurre il conflitto e costruire un nuovo equilibrio familiare.
In casi come questo di Marco ed Elisa, che purtroppo sono molto frequenti quanto un rapporto affettivo si spezza, è importante sottolineare che, nonostante le difficoltà, ogni genitore ha la possibilità di migliorare la propria capacità di comunicare e collaborare per il bene dei figli. Il conflitto, per quanto doloroso, non deve diventare una condanna. Con il giusto supporto legale e umano, è possibile trasformare una situazione di crisi in un'opportunità di crescita e di cambiamento.
Il caso di Marco ed Elisa ci ricorda che dietro ogni disputa legale ci sono persone, storie, e soprattutto bambini che meritano amore, protezione e serenità. L'affidamento condiviso non è solo una regola giuridica, ma deve diventare un impegno etico e morale verso le generazioni future.

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